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Tecniche di clonazione bovina e sicurezza alimentare del latte

Obiettivi

Mettere a disposizione in ambito zootecnico un metodo di clonazione piu’ sicuro rispetto a quello tradizionalmente utilizzato fino ad oggi in Italia, che garantisca il benessere degli animali clonati e la conformità ai principi di sicurezza alimentare dei loro prodotti derivatI.

Abstract di progetto

La tecnica di riproduzione, per trasferimento di nuclei in ovociti enucleati, e’ da tempo disponibile per varie specie di mammiferi domestici. Nei bovini la clonazione trova applicazione in campo zootecnico nel “recupero genetico” di riproduttori (maschi e femmine), per varie ragioni “persi”, che potrebbero essere utilizzati nell’ambito di programmi miglioramento genetico. Considerando la scarsa informazione circa lo stato di effettiva “normalità” di tali cloni e considerando la possibilità che derivati di animali clonati possano inserirsi nella catena alimentare umana, risulta di notevole interesse un approfondimento di questi aspetti.

Il progetto prevede la produzione e lo studio di cloni femmine e maschi. In particolare, per le femmine si utilizzeranno come progenitrici 3 vitelle di un mese e 3 vacche di 8 anni di eta’ mentre i maschi progenitori saranno rappresentati da 3 vitelli di 1 mese e da 3 tori di 6 anni di eta’, in modo tale da verificare, a parità di tecnica utilizzata, eventuali differenze dovute alla discrepanza dell’età di partenza delle cellule progenitrici. Dagli animali progenitori verranno prelevati fibrobalsti da biopsie auricolari che saranno congelati per essere utilizzati per la produzione di embrioni clonati. Per ogni animale progenitore si produrra’ un numero di embrioni clonati sufficiente per garantire il trasferimento degli stessi in 15 bovine bovine riceventi, in modo tale da ottenere per ogni progenitore almeno 3 cloni.
Tramite le femmine verranno messi a confronto due differenti metodi di riprogrammazione genetica (metodo A: tecnica tradizionale e metodo B: tecnica migliorativa). All’inizio del primo anno di attivita’ verranno impiantati embrioni femminili ottenuti con il metodo B . Alla nascita del gruppo di cloni femmine B (ultimo trimestre del primo anno) verrranno inserite in azienda 5 vitelle neonate (gruppo di controllo di pari eta’) che seguiranno lo stesso iter delle vitelle clonate. Raggiunta la puberta’ le femmine clonate, le progenitrici e il gruppo di contollo verranno inseminate strumentalmente in modo da avere, durante il terzo anno di attivita’, le progenie le lattazioni dei suddetti gruppi. Il latte verra’ campionato e stoccato (tramite congelamento e liofilizzazione) per le analisi previste. Durante il primo anno si provvedera’ anche alla produzione con il metodo B di embrioni clonati maschili, in modo tale che entro la fine del terzo anno si possano avere le prime raccolte di eiaculati e procedere alla valutazione andrologica. Nel secondo anno si produrranno inoltre embrioni femminili clonati con il metodo A a partire dai fibroblasti congelati delle rispettive progenitrici, cosi’ da avere alla fine del terzo anno la nascita del gruppo di cloni femminili A necessari per il confronto fra le due tecniche.
Per ognuna delle due metodiche verranno valutate le rese embrionali, le percentuali di animali nati vivi e la loro sopravvivenza. Sui soggetti clonati, sulla loro progenie e sugli animali di controllo (progenitori dei cloni e soggetti di pari eta’ procreati con metodi naturali) sara’ valutata la senescenza cellulare misurando l’attivita’ telomerasica, la lunghezza dei telomeri e mediante prove di confluenza in vitro. Inoltre si effettuera’ la valutazione cariologica, fisiologica e funzionale e si indaghera’ sull’eventuale presenza di retrovirus endogeni nel genoma. Sulle bovine clonate e controlli verranno valutati anche alcuni aspetti funzionali della ghiandola mammaria, studiando meccanismi di apoptosi legati all’ espressione molecolare di fattori di trascrizione.
Infine verra’ valutata la qualita’ e salubrita’ del latte prodotto dalle bovine clonate mettendo contestualmente a punto un protocollo atto a tale tipo di valutazione. Su tutti i dati ottenuti dalle differenti analisi si effettueranno confronti fra le due tecniche di clonazione e fra cloni e controlli. In particolare avendo a disposizone progenitori di 1 mese di eta’ sara’ possibile seguire e monitorare sia cloni che progenitori negli stessi intervalli di eta’ in modo tale da escludere la variabilita’ soggetto-dipendente.

Partner di progetto

  • Istituto Sperimentale Italiano “Lazzaro Spallanzani”
  • Consorzio per l’Incremento Zootecnico srl
  • Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Lombardia e dell’Emilia Romagna
  • Istituto Sperimentale per la Zootecnia
  • Università degli Studi di Milano
  • Consorzio per l’Incremento Zootecnico srl – Laboratorio di Tecnologie della Riproduzione
  • Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Lombardia e dell’Emilia Romagna – Centro substrati cellulari
  • Istituto Sperimentale per la Zootecnia
  • Dipartimento di Scienze Cliniche Veterinarie
  • Tecnoalimenti S.C.p.A.

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